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Lo studio "positive" presentato al San Antonio Breast Cancer Symposium

Una notizia destinata a cambiare la vita di molte donne. La novità emerge dallo studio “POSITIVE” che sarà presto pubblicato e i cui risultati sono stati presentati al San Antonio Breast Cancer Symposium negli USA: le donne con diagnosi di cancro al seno e recettori ormonali positivi ovvero sensibile agli ormoni, con una diagnosi in stadio iniziale, possono interrompere in sicurezza, dopo aver fatto almeno 18 mesi, la cura anti-ormonale se vogliono cercare una gravidanza per poi tornare a completare i 5 – 10 anni di terapia normalmente indicati per questa forma tumorale.

Matteo Lambertini, professore associato all’Università di Genova, oncologo all’ospedale Policlinico San Martino di Genova e membro scientifico dell’associazione aBRCAdabra, commenta questi risultati come una “novità grande, è stato uno studio coraggioso e difficile da condurre ma i cui risultati al momento sembrano dirci che questa interruzione può essere considerata sicura”, afferma.

Spiega l’oncologo: “Altri studi avevano valutato la sicurezza della gravidanza dopo le cure standard, ma mai l’interruzione della cura, in questo caso la terapia anti-ormonale che in alcuni casi va assunta fino a 10 anni”. Cambierà la vita di tantissime donne che potranno così non rinunciare a diventare mamme né posticipare questo progetto di vita. Certo l’esperto invita ad avere “cautela. Dobbiamo continuare a seguire queste donne, quelle arruolate erano poco più di 500. Ricordiamo che la maggior parte di queste donne avevano un tumore della mammella in stadio 1, nello studio potevano entrare tutte ed erano le pazienti a chiedere, ma quelle ad alto rischio erano pochissime e quasi 1 su 4 ha avuto una recidiva dopo la sospensione. Oggi sappiamo che è sicuro farlo se si ha un tumore a basso rischio; nelle donne con stadio più avanzato è meglio terminare la cura anti-ormonale di 5 o 10 anni”.

“I 3 quarti ovvero il 75% di queste donne, con un’età media di 37 anni, ha avuto la gravidanza, e i bambini nati stanno bene. Nello studio c’era anche una quota di pazienti BRCA”. Lambertini è membro del board scientifico dell’associazione aBRCAdabra, prima in Italia nata per le persone portatrici di variante genetica BRCA e molto attenta alle istanze delle giovani donne, che hanno avuto un tumore o affrontano la chirurgia di riduzione del rischio come Jolie o Bianca Balti, sui temi della maternità e della fertilità. L’onlus incoraggia studi, ricerche, audit delle pazienti e maggiore attenzione anche da parte del mondo medico.

Non resta che incoraggiare le donne, ma anche i medici perché è ancora molto bassa la percentuale delle donne (solo il 5% under 40) che dopo una diagnosi di cancro diventano mamme. Non sono solo le donne ad avere paura, “tanti colleghi oncologi scoraggiano le donne ad avere una gravidanza- ricorda infine Lambertini- a inizio 2022 in un questionario che abbiamo fatto tra colleghi che si occupano di cancro al seno, 1 oncologo su 3 sosteneva che non fosse sicuro avere una gravidanza dopo aver terminato cure e periodo di osservazione appropriati dopo la malattia”.

Fonte: askanews.it

A dirlo è la scienza. Domani Giornata Mondiale

Migliora l’umore, apportando una sensazione di benessere e felicità correlata al rilascio di serotonina. Attenua l’ansia, grazie alla produzione di ossitocina. Aumenta l’autostima, e, secondo alcuni studi che hanno formulato questa ipotesi, sembrerebbe ridurre persino la suscettibilità alle infezioni delle alte vie aree, intervenendo su quei fattori di stress che influenzano la risposta immunitaria. È questo l’incredibile e non scontato potere di un gesto semplice quanto importante, l’abbraccio. A fare il punto in occasione della Giornata mondiale dell’abbraccio che si celebra domani, sabato 21 gennaio, è la Società Italiana di Pediatria (Sip), che in un approfondimento ha esaminato la letteratura scientifica sui benefici, a partire dalla più tenera età.

“Partendo dai primi mesi di vita, numerosissimi studi hanno indagato in tutto il mondo in anni recenti il vantaggio del contatto pelle a pelle e dell’abbraccio fra madre e figlio nel delicato ambito ospedaliero, la cosiddetta Kangaroo mother care – spiega la dottoressa Sara Sollai, Consigliere Nazionale SIP-. Questo approccio, analizzato per la prima volta a partire dalla metà degli anni ’70, ha cambiato significativamente la gestione e la cura dei neonati sani e a rischio (ricoverati terapia intensiva neonatale, prematuri o con basso peso alla nascita), dimostrando riduzione di mortalità e morbilità nei piccoli, effetti significativi sulla stabilizzazione clinica, riduzione dello stress e del dolore durante gli esami o le procedure mediche ed infermieristiche sul neonato. Il contatto fisico favorisce inoltre il passaggio precoce e una maggiore durata dell’allattamento al seno.  A tutto questo si affianca un incremento dell’attaccamento madre-figlio e la riduzione dello stress materno, cosa che suggerisce che la Kangaroo mother care sembra rappresentare uno degli interventi di cura più efficace”.  Anche in età evolutiva gli effetti positivi proseguono, in particolar modo nei primi anni di vita. “Un ritardo nello sviluppo si osserva spesso nei bambini che ricevono una stimolazione sensoriale inadeguata – prosegue Sollai – . Ad esempio, studi condotti in bambini orfani istituzionalizzati hanno mostrato una compromissione della crescita e dello sviluppo cognitivo, un’elevata incidenza di infezioni gravi e disturbi dell’attaccamento. Numerosi studi sottolineano l’importanza del tatto e dell’abbraccio nello sviluppo psicofisico del bambino”.  Anche quando si tratta di visite o procedure mediche un abbraccio aiuta a ridurre il dolore dei neonati e lattanti, come conferma un recente studio condotto in Iran su 120 bimbi fra 2 e 6 mesi di vita sottoposti a prelievo ematico. Secondo lo studio in coloro che venivano abbracciati dalla madre vi era una riduzione del dolore complessivo correlato alla procedura, analizzando i parametri vitali, il pianto e la durata del disagio.

“In questa fase di allentamento delle misure di distanziamento sociale correlate alla pandemia ci è sembrato importante ricordare i benefici dell’abbraccio, dedicando questa giornata a tutte le mamme e i papà e i loro bambini -conclude la Presidente della Società Italiana di Pediatria, la professoressa Annamaria Staiano- . Speriamo che soffermarsi a pensare quanto valga questo gesto, per la mente e il corpo specie nei più piccoli, faccia venire voglia di abbracciarsi un po’ di più”.

Fonte: askanews.it

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